Stefano fa un resoconto della sua ultima impresa

AMA DABLAM EXPEDITION 2007

Eccomi a casa, un po' dimagrito dopo un mese di brodi e burro di Yak, che faranno anche bene ma vuoi mettere un piatto di BIGOLI con l'arna ! Ora sono in buone mani , quelle della mia amata Deny. La meta che ci eravamo proposti era ambita e con difficolta notevoli. La montagna si chiama AMA DABLAM, 6892 mt, che vuol dire " DEA della collana" per quel ghiacciaio pensile che sporge in prossimità della cima, ed è proprio la sotto che passa la via di arrampicata. L'anno scorso si staccò una parte e travolse le tende al Campo 3 provocando sette morti. Naturalmente solo ora ne parlo di questo fatto con i miei familiari. Partiti l' 8 Ottobre con Marco Peruffo, amico e già compagno di viaggio di CHO OYU 2002 nel quale raggiunse la quota 8.153, primo diabetico italiano a pestare la cima di un ottomila! Poi c'è la moglie di Marco, Sara, vera leader della squadra, l'amico guida alpina di Auronzo Ferruccio e il cieneoperatore-alpinista Lino. Faremo un prima parte di trekking, che ci servirà da acclimatazione nella valle del Kumbu, che porta in 5/6 tappe da Lukla fino al Campo Base dell'Everest, passando per Namche Bazar e il monastero di Tyangboche. Saliremo al Kalapathar, un cinquemila, montagna da cui si domina tutta la corona che circonda sua Maestà l'EVEREST. Mentre saliamo ci mischiamo fra portatori, yak, sherpa, alpinisti, turisti di tutte le foggie e razze. Chi va e chi viene, ogniuno con il suo passo, affaticati dall'alta quota e abbagliati dalla bellezza degli scenari himalayani. E Lei è sempre li che ci guarda, posta sul lato destro per chi sale la valle. Si fa ammirare nella sua splendida forma, con quelle due creste affilate che a semicerchio si staccano dai suoi fianchi fino a sembrare due braccia che ti vogliono stringere. Quest'anno il tempo è instabile e il monsone stenta a passare, piove e in alto, sopra i 5000, nevica. Ma meglio che si sfoghi adesso che poi durante i tentativi di vetta. I giorni di trekking trascorrono veloci e quasi noiosi, e dopo una settimana finalmente indossiamo i panni da alpinista, carichiamo gli yak e con due portatori , un cuoco e un sherpa ci mettiamo in marcia per il campo base dell' AMA DABLAM. Vi giungiamo dopo 2 ore, il posto è molto bello, peccato un pò affollato. Ci sono circa altre 10 spedizioni, per la maggior parte commerciali, che vuol dire:"Tu paghi che al resto ci pensiamo noi". Gia' il giorno dopo mentre saliamo carichi come muli per portare materiale al Campo 1, ce li vediamo che ci passano con scarpette, foulard e macchina fotografica e dietro il portatore-yak con zaino, tenda, viveri e quanto altro il "principino" abbia bisogno. La sera si mangia presto per poi infilarsi nel tepore del sacco a pelo. Il tempo si sta stabilizzando ed è previsto un periodo di alta pressione, ieri è salita per la prima volta quest'anno una cordata russa che ha aperto il tracciato. Marco e Sara sono già saliti al Campo 1 ( mt. 5700) con due tende, domani anche noi tre porteremo su altro materiale. Decidiamo di istallare un solo campo dei tre previsti, un solo balzo dal C. 1 alla vetta, 1100 mt di salita. Ci concediamo un giorno di riposo. Il 23 Ottobre si parte per la vetta, saliamo carichi di tutto e con fatica giungiamo al C.1. Di primo mattino proviamo a muoverci ma Lino non se la sente, non sta bene causa l'alta quota, non è ancora ben acclimatato e soffre un pò la quota. Ci concediamo un giorno di riposo. Con Ferruccio ne approfittiamo per una ricognizione fino al C.2 cosi saremo avantaggiati nel percorrere l'itinerario di notte. 5 Ottobre. Sveglia alle 3, Lino sta meglio, si parte. Alle 4 muoviamo i primi passi alla luce delle pile frontali, la luna e già scappata, non c'è vento e la temperatura è abborbabile. Si muove anche la Sara, arriverà fin dove se la sente. Io sono tranquillo e tutto il corpo è concentrato solo nel salire. Campo 2, torre gialla con la parete di 6° grado da superare. Fino al C. 3 si percorre creste affilate a canaloni di ghiaccio, è la parte più impegnativa. Alle 12.00 sbuchiamo al C.3. (mt. 6500). Ci sono solo le piazzole, ormai nessuno ci mette la tenda, basta guardare all'insù e lo si capisce, siamo in verticale sotto al DABLAM. La Sara tiene duro, Marco non la molla un attimo, è amore allo stato puro! Gli dico che ormai si sale tutti in vetta e che lo aspetteremo a costo di scendere con il buio, la giornata ce lo consente. Mi ringrazia. Si riparte per l'ultimo balzo di 300 mt. Lo stesso sviluppo della strada della Salve Regina alla Tramontana, quante ripetute sempre sotto i 10 minuti. Ora mi ci vorrà 3 ore!!!! Supero Lino e mi attacco a Ferruccio. Sto bene, il motore è ancora pimpante, conto 20 passi e poi mi fermo.La neve è un po' farinosa e si sprofonda, il tratto è di 50°. Venti passi e pausa. Ad un tratto l'inclinazione comincia a diminuire, non mi voglio illudere, quante volte con la bici ti sembra di essere arrivato e invece...ce un'altra salita. Questa volta però man mano che avanzo vedo spuntare delle cime, Ferruccio si ferma e mi dice di andare. Non me lo faccio ripetere due volte, vedo delle bandierine di preghiera, ci siamo , E' LA VETTA. Sono le 14.30. Giro lo sguardo a 360°. E' un trionfo di montagne: l'Evesrest, Chu Oyu, Makalu, Lhotse. E' una favola. Sento una mano sulla spalla, è Ferruccio. Ci stringiamo a lungo, il passamontagna copre qualche lacrima. Dedico la vetta a Fabio che ha saputo gettare la vita a 23 anni. Arriva anche Sara, Marco e Lino. Siamo arrivati tutti in vetta. C'è un po' di vento e sono - 20°. Foto di rito e poi giù. Ci aspetteranno 27 calate in doppia e finalmente alle 22.00 mi tuffo nella tenda del C.1. Sono trascorse 18 ore tra  salire e scendere. Solo ora possiamo dire di aver scalato l'AMA DABLAM. Mi sono tolto un sassolino che mi portavo da Cho Oyu 2002.

NAMASTE'

Stefano Cucco