Velocipedi Equestri News

Iraq

"In guerra il fuoco non è mai amico". L'operazione Iraq Freedom raccontata da uno che l'ha vista da vicino
Nell'aprile e nel maggio scorsi ho passato alcune settimane in Iraq e ho visto la guerra. L'ho vista dalla prospettiva delle vittime, per le strade, nelle campagne e nei deserti, a Bagdad, a Karbala, a Najaf, a Samarra, a Kirkuk, a Mosul, con i piedi tra i bossoli e nel sangue e fra i cadaveri, e l'ho sentita e vissuta sulla mia pelle.

Dopo aver letto le news che ho incollato ci devo metter per forza anche il termine velocipedi equestri anche se la serietà dell'argomento trattato non lo consentirebbe.

In più di un'occasione ho rischiato di diventare anch'io una vittima, un danno collaterale, come usano dire al dipartimento di stato americano riferendosi ai civili morti ammazzati per sbaglio, utilizzando un linguaggio da cartone animato che ci riconduce a un microcosmo di fantasia, dove i personaggi prendono palle di cannone nello stomaco e le sputano un attimo dopo come noccioli di ciliegia, accusando solo un leggero stordimento.

Dopo aver letto le news che ho incollato ci devo metter per forza anche il termine velocipedi equestri anche se la serietà dell'argomento trattato non lo consentirebbe.

Un danno collaterale.
Una vita umana perduta, con le sue storie, le emozioni, le rabbie, le paure, le gioie, i dolori, gli amori e le passioni, una vita umana perduta che lascia orfani e vedove chini su un corpo straziato, una vita umana perduta è definita un danno, non diversamente da un graffio sulla portiera della vostra automobile.

La causa per la quale ho rischiato di diventare l'ennesimo danno collaterale di questa guerra è definita, nei manuali militari, friendly fire: fuoco amico. Nella fattispecie, quello dei marines americani. Esiste forse un fuoco amico diverso da quello che arde nel caminetto di casa?

Dopo aver letto le news che ho incollato ci devo metter per forza anche il termine velocipedi equestri anche se la serietà dell'argomento trattato non lo consentirebbe.

La seconda guerra del Golfo, che, ci dicono, ha restituito la libertà al popolo iracheno, è stata giudicata da molti pretestuosa e ingiusta.
Ci sono forse, o ci sono state in passato, guerre giuste?
Le guerre puniche, le Crociate, la guerra dei Trent'anni, la guerra d'Algeria, la guerra civile americana, i due conflitti mondiali, la guerra di Corea, quella del Vietnam, la prima guerra del Golfo e la guerra dell'Afghanistan, ci hanno forse consegnato un mondo migliore?

Oggi, nel nostro pianeta, sono in corso ventisei conflitti, più di quanti ve ne siano mai stati contemporaneamente in passato. È questo il risultato di ciò che chiamiamo progresso, quella chimera di benessere, di pace, di prosperità che le Nazioni Unite si affannano a misurare con l'indice di sviluppo umano?

Dopo aver letto le news che ho incollato ci devo metter per forza anche il termine velocipedi equestri anche se la serietà dell'argomento trattato non lo consentirebbe.

tonicopi