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no alcool quando si guida

Assistiamo a una vera strage di persone soprattutto nelle notti dei fine settimana.

Spesso l'alcool è il responsabile di questi incidenti del venerdì e sabato notte, quando giovani ebbri dal troppo bere e talvolta impasticcati, si mettono tranquillamente alla guida di potenti automobili, diventando pericolosi per sè stessi e per gli altri.

Incollo qui di seguito due racconti che narrano di persone morenti a causa di un incidente stradale provocato da un guidatore ubriaco. Il primo lo ha scritto Puccione su ciao.it. Il secondo circola da anni su internet. Buona commovente lettura, che sarebbe da rendere obbligatoria ai giovani autisti notturni. Forse più efficace di tante paternali o di tante campagne anti alcool.

Toni

L'incidente

Si sente avvolto da una perfetta calma.

L'inaspettato dolore per i colpi ricevuti nello schianto, ripetuto, del suo corpo sul cofano, sul vetro, contro la portiera dell'auto, è improvvisamente cessato.
Le lamiere contorte gli bloccano quasi ogni possibilità di muoversi, insinuandosi fin dentro il suo corpo.

Tutto è buio e sereno silenzio.

Percepisce, vagamente, soltanto un brusio e delle fioche luci di fari, provenienti dall'alto.
Qualcuno si è fermato lungo il ciglio di quel tornante, accanto al guardrail distrutto.
Sembra gridare, chiamare.

Lui vuole solo ascoltare la tua voce.
Riesce ad alzare, faticosamente, un braccio e premere il tasto di invio del viva voce, che sta ancora lampeggiando.
L'ultimo numero che ha composto era il tuo cellulare.

"Rispondi, che aspetti? Dove sei?
Ho bisogno di te, di sentirmi accarezzare."

"Ciao, amore, che succede? Sei andato via da pochi minuti."

Il tono della tua voce è preoccupato, ma gli attraversa la mente come un abbraccio.

"Ascolta, cucciolo."

Resti bloccata, meravigliata dall'estrema lentezza della frase.

"Ascolta..."

Il suono del tuo respiro lo raggiunge, donandogli l'inatteso tepore del tuo corpo.

"Ascoltami, non so per quanto tempo riuscirò a parlare. Ma tu rimani al telefono, ascoltami e parlami. Sento che sto per morire. Deve essere rimasto ben poco del mio corpo. Non ne percepisco più il possesso, ma non provo sofferenza."

"Che stai dicendo? Che succede? Ti raggiungo."

"Una macchina, in curva, ha sbandato all'improvviso e mi ha urtato, qui sul monte, poco prima di imboccare la galleria. Mi ha sospinto di sotto. Sono volato. Giù per la scarpata. Non importa. Resta lì al telefono, voglio stare con te fino alla fine. Non abbiamo altre occasioni. Ti ho mai detto che ti amo?"

Stai piangendo, lo sa, anche se riesci a non farlo sentire.
Non è uno stupido scherzo, un banale contrattempo, qualcosa che si può rimediare, affrontare e sconfiggere.
Qualcosa di impercettibile, anche se non lo vorresti accettare, riesce a penetrare attraverso ogni tua resistenza.
Non riesci a spiegartelo, ma vedi, chiaramente, che non ci sono più speranze di un futuro insieme.


"Tante volte ed io di più. Vorrei essere lì. Toccarti. Ora chiamo un'ambulanza con il fisso. Non ti preoccupare, non ti lascio."

"Non farlo, non servirebbe. Poi qualcuno, là sulla strada, si è fermato. Arriveranno fino a me, presto, a sirene spiegate, ma le spegneranno. Me ne sto andando. Non so dove, ma lo sto facendo. Vorrei restare accoccolato a te per sempre. Ricordi quante volte lo abbiamo detto? Ne abbiamo combinate e superate tante. Peccato che non ci siamo incontrati prima. Mandami un sorriso. Mi manchi."

"Anche tu mi manchi. I bambini stanno dormendo. Ora chiamo qualche vicino e gli chiedo di restare qui e corro da te."

Sente il rumore affrettato dei tuoi passi, il suono impaziente di un campanello, il parlottare concitato di una donna: "Non ti preoccupare, corri."

"Cucciolo..."

"Sì, sono qui. Sto partendo. Dimmi."

"Ripenso spesso a quando ci siamo conosciuti. Forse non è stato il massimo, eppure, col trascorrere del tempo, quelle immagini sono diventate sempre più belle e importanti nei nostri ricordi. Stiamo proprio bene insieme. Mi dispiace che finisca così."

"Cerca di stare calmo. Ora arrivo e ti trascino con me. Ti strappo da lì. Tu parlami. Non smettere mai di parlarmi. Mi hai ascoltato per ore, accompagnando i miei sfoghi e i miei racconti col sorriso. Ora tocca a me, me lo devi. Ti amo. Non puoi cedere."

"E' tutto buio. Si è spento anche l'unico fanale che, finora, mi aveva tenuto compagnia. Ricorda a mio figlio l'assicurazione. Non è molto, ma dovrebbe permettergli di finire di studiare. Ormai sta per laurearsi e lo aspetta una fantastica avventura. Dopo chiamalo e chiama anche mia madre. Vai da loro. Ti amo. Mi manchi...."

"Vedo delle macchine ferme, sul bordo della strada, c'è anche la polizia e un' ambulanza. Ora accosto accanto al camion dei vigili del fuoco. Mi prenderanno per pazza. Sono in pigiama e con le ciabatte. Amore?... Rispondi! Amore.., rispondi.... amore....................amore mio ti amo tanto." 


L'incidente 2

Sono andata ad una festa e mi sono ricordata quello che mi avevi detto: di non bere alcolici.

Mi hai chiesto di non bere visto che dovevo guidare, così ho bevuto una sprite. Mi sono sentita orgogliosa di me stessa, anche per aver ascoltato il modo in cui, dolcemente, mi hai suggerito di non bere se dovevo guidare, al contrario di quello che mi dicono alcuni amici. Ho fatto una scelta sana e il tuo consiglio è stato giusto. Quando la festa è finita, la gente ha iniziato a guidare senza essere in condizioni di farlo.

Io ho preso la mia macchina con la certezza che ero sobria.

Non potevo immaginare, mamma, ciò che mi aspettava... Qualcosa di inaspettato! Ora sono qui sdraiata sull'asfalto e sento un poliziotto che dice:"il ragazzo che ha provocato l'incidente era ubriaco".

Mamma, la tua voce sembra cosí lontana!

Il mio sangue è sparso dappertutto e sto cercando, con tutte le mie forze, di non piangere.

Posso sentire i medici che dicono: "questa ragazza non ce la fará".

Sono certa che il ragazzo alla guida dell'altra macchina non se lo immaginava neanche, mentre andava a tutta velocità.

Alla fine lui ha deciso di bere ed io adesso devo morire... Perchè le persone fanno tutto questo, mamma? Sapendo che distruggeranno delle vite?

Il dolore è come se mi pugnalasse con un centinaio di coltelli contemporaneamente. Dì a mia sorella di non spaventarsi, mamma, dì a papà di essere forte. Qualcuno doveva dire a quel ragazzo che non si deve bere e guidare... Forse, se i suoi glielo avessero detto, io adesso sarei viva... La mia respirazione si fa sempre più debole e incomincio ad avere veramente paura.

Questi sono i miei ultimi momenti, e mi sento così disperata...

Mi piacerebbe poterti abbracciare mamma, mentre sono sdraiata, qui, morente.

Mi piacerebbe dirti che ti voglio bene. Per questo... ti voglio bene e...

addio.

 
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